ORO ROSA: educare al paesaggio o educare attraverso il paesaggio?
Oro Rosa
Educare al paesaggio o educare attraverso il paesaggio?
Il primo articolo della Convenzione Europea del Paesaggio propone una definizione del termine paesaggio: “Paesaggio designa una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni”.
Quindi il paesaggio quale contenitore polisemantico, non è concepito solamente nei suoi aspetti geomorfologici e naturali ma implica aspetti antropici, storici, economici, culturali e sociali nelle loro valenze materiali e immateriali derivanti dalla percezione dell’individuo e delle comunità che lo vivono.
Da queste e altre domande di senso partono i nostri laboratori creativi estivi volti a declinare in chiave interdisciplinare percorsi laboratoriali – CBL, challenge based learning, che intendono sviluppare competenze chiave di cittadinanza europea e focalizzare l’intimo rapporto tra uomo e paesaggio, individuo e territorio, cultura dei luoghi e culture dei popoli. Attività che per le alte valenze formative si configurano come percorsi PCTO altamente orientativi.
Educare al paesaggio e/o educare attraverso il paesaggio, significa conoscerlo, esplorarlo, interpretarlo, farne esperienza e viverlo da osservatori ma anche da attori.
Attraverso le attività outdoor in loco, sperimentazione di tool digitali e di metodologie innovative, studentesse e studenti procedono alla declinazione delle valenze formative del paesaggio per contestualizzare forme di didattica outdoor e progettare possibili percorsi esperienziali in cui le competenze in termini di conoscenze, attitudini e contesti di attivazione vengono valorizzate dalla relazione percettiva del soggetto con l’ambiente di apprendimento.
Il flusso cognitivo, dinamico e propulsivo proposto, prevede infatti che le tre sfere delle competenze possano essere acquisite al di fuori del contesto tradizionale dell’aula e includere studio all’aperto, ricerche sul campo e progetti di varia natura che includano una vera e propria esperienza emotiva e percettiva dei territori, dei vissuti e dei narrati.
Educare al Paesaggio significa educare alla cittadinanza responsabile e agita, alla percezione dell’anima non sempre manifesta dei luoghi, alla tutela e valorizzazione delle peculiarità, alla riscoperta dei valori che rendono uniche le comunità.
Grazie alla collaborazione sinergica con gli istituti 25 Aprile Faccio di Cuorgnè (TO) e al Liceo Natta di Bergamo, il liceo Daniele Crespi di Busto Arsizio (VA) ha proposto il progetto ORO ROSA nelle attività relative al Piano Estate.
ORO ROSA
22-26 Luglio 2024
Macugnaga
L’allegra compagnia tolkeniana si ritrova quest’anno alle pendici del massiccio del Monte Rosa alla ricerca dei saperi antichi, delle meraviglie della natura e financo dell’Oro che per secoli veniva estratto nelle miniere della valle.
Ci Accoglie Macugnaga, Makanà in titsch, con le sue innumerevoli frazioni che salendo lungo la valle Anzasca accompagnano il viandante verso la parte alta della Valle.
Il massiccio si fa gioco di noi, appare e scopare lungo l’ascesa, si nasconde per preparare l’assalto finale e presentarsi in tutta la sua magnificenza.
Arriviamo a Pecetto, l’ultima frazione, alziamo gli occhi sbalorditi e osserviamo la parete est, mutevole in aspetto e colore.
Il silenzio cala, rimaniamo attoniti al suo cospetto.
Inizia l’avventura, ci inoltriamo nei boschi situati ai suoi piedi, lungo sentieri percorsi da viandanti, pellegrini e contrabbandieri, alla ricerca dell’impavido camoscio che con le sue peripezie si inerpica sui pendii scoscesi, acrobata impavido, mentre il fiero stambecco con le sue corna ricurve ci osserva da lontano quasi fosse il custode di questi boschi di alta quota.
Le foreste di pini e abeti che si ergono come colonne di un tempio naturale, ospitano una biodiversità straordinaria: aceri, frassini, querce, castagni e rari esemplari di noccioli, spavaldi, che raggiungono le quote proibitive ai più. Quanto più ci si inerpica ecco che gradualmente le specie arboree termofile lasciano spazio all’abete rosso, bianco e al larice resistenti a climi freddi.
Più in alto, nei prati alpini, colorate macchie di fiori come l’arnica e la genziana imbellettano il paesaggio attraendo delicate farfalle che danzano al sole. L’approccio botanico ci riconnette alla natura e alla sua biodiversità ancora preservata in questi luoghi
Raggiungiamo con la seggiovia Belvedere quota 1890 m s.l.m. e … sorpresa… l’incredibile spettacolo delle cime e dei ghiacciai si mostra ai nostri occhi.
Ci sediamo di fronte al massiccio montuoso, il silenzio ci avvolge e i colori si fanno sempre più nitidi.
Le Alternanze di bianco floreale, zinco, fumo dei nevai fanno strada alle colorazioni cangianti di ciò che sino all’inizio del secolo scorso erano giganti glaciali.
L’arretramento e il frazionamento degli stessi, rappresentato dai merletti dei seracchi, testimoniano l’inesorabile sorte.
Le rocce affioranti nelle pareti più ripide, paragneiss, micascisti a biotite e filoni granitici testimoniano la complessa storia tettonica dell’intera regione dove lo scontro tra le placche europea e africana ha di fatto ripiegato gli strati, accavallandoli.
Disegniamo il profilo delle cime, Dufour, Nordend, Zumstein, Gnifetti, tracciamo i circhi glaciali e i contorni dei ghiacciai, le zone dei seracchi, gli strati rocciosi.
“Lo sguardo va oltre, ricerca la vetta…
del Signore delle Alpi ammiro guglie,
paesaggi diafani,
geometrie frattali,
colori fugaci.
I sensi,
ingannati dal mutevole aspetto,
ricercano invano
sicurezze mai certe.”
Ci addentriamo nell’ assetto tettonico e geologico, ci inerpichiamo sulle pareti acclivi, avvertiamo il respiro del ghiaccio.
Riviviamo i racconti degli alpinisti che nei secoli passati hanno cercato le vie di ascensione per raggiungere le vette del massiccio, delle mirabili avventure descritte da Herzog “La montagna è stata un’arena naturale dove, giocando alle frontiere della vita e della morte, abbiamo trovato quella libertà che oscuramente ricercavamo e di cui avevamo bisogno come il pane”
Terminata la visita reverenziale al Massiccio, scendiamo a Pecetto, campo base di questa spedizione, per addentrarci nelle innumerevoli frazioni di Macugnaga armati di carte topografiche e tematiche, app e software, emotional map e le schede di analisi relative alle piccole realtà museali presenti per ricercare le evidenze manifeste e celate delle 4 anime del paesaggio.
Ogni angolo sussurra storie di un tempo passato, quando la comunità Walser, un gruppo di popolazioni di origine germanica, si insediò in queste terre nascoste e aspre.
I Walser, come il paesaggio che abitano ormai da secoli, esprimono uno strano connubio di delicatezza e robustezza.
Le loro case in legno, con i tetti spioventi mostrano un particolare stile architettonico, una vera e propria cultura delle costruzioni, che si è adattata ai tempi e ai rigori della montagna.
Piani lignei sopraelevati ingegnosamente creati per distanziare le case dal terreno e impedire l’arrivo di piccoli e molesti roditori.
Alternanze di legno, abete rosso e larice, e roccia, scisti, paragneiss e ortogneiss di colore grigio biancastro.
Gli ambienti, dalle funzioni poliedriche, si susseguono in un dedalo di saliscendi. Ogni artefatto rispetta la logica dell’essenzialità e del riciclo, simboli di una comunità ecosostenibile.
La loro lingua, il Walserdeutsch o titsch, risuona nel vento, portando messaggi di tradizioni antiche e legami con la natura.
Ogni estate, le famiglie si spostavano con il bestiame verso i pascoli d’alta quota, continuando una pratica che testimoniava il rispetto per il ritmo della terra, del cielo e dei cicli lunari.
Ma non erano soli nell’abbracciare la cultura del lavoro: le rocce della montagna nascondevano anche un tesoro scintillante.
L’estrazione dell’oro, arte magica in cui chimica, alchimia e i saperi antichi dei Nani di Moria si intrecciavano con credenze e religione, si trasformava in una lotta tra uomo e natura.
I cercatori di fortuna, con picconi e badili, scavavano i fiumi, le valli, le pareti rocciose addentrandosi nel cuore della montagna alla ricerca dei filoni auriferi.
Un labirinto di gallerie e pozzi verticali, città sotterranee, Khazad-dûm ossolane.
Un sogno di ricchezza che si scontrava con la dura realtà del sudore e della fatica.
Le storie di quei pionieri si intrecciavano con quelle dei contrabbandieri, che si avventuravano per sentieri ripidi trasportando merci attraverso il confine, ingegnandosi a eludere i controlli, inerpicandosi nelle sere invernali al chiaro di luna lungo tracciati misteriosi ai più alla ricerca di un possibile passaggio per andare oltre.
Ritornati alla base ci addentriamo nel paesaggio digitale per rintracciare quei percorsi che possano evidenziare e tramandare le quattro anime dei luoghi e per sviluppare un progetto di ricerca, tutela e valorizzazione delle incredibili ricchezze che Macugnaga elargisce pian piano agli animi sensibili pronti ad vibrare in sin_tonia con il Rosa.
La vita di Macugnaga è una danza continua tra le tradizioni e le sfide quotidiane.
Le 4 anime del paesaggio, alpinisti, minatori, walser e contrabbandieri sono ancora presenti, permeano i prati e le malghe, le vette e i pendii, le case e le chiese, il vecchio tiglio e i misteri, i visi e i racconti.
In queste sere d’estate, tra le stelle scintillanti sopra le cime, la montagna sussurra il suo insegnamento: la vita, come l’oro, è spesso nascosta sotto strati di terra e fatica, e la vera ricchezza risiede nel legame con la natura e con gli altri, un tesoro che i Walser di Macugnaga hanno saputo custodire e onorare.
Prof. Luca Belotti
Liceo Daniele Crespi
Busto Arsizio (VA)