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Per le antiche scale

Miriam Segatori, Silvia Morelli, Eleonora Messutti

hanno letto e visto per noi

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LIBRO:  Per le antiche scale – Una storia

 AUTORE:  Mario Tobino

 ANNO DI PUBBLICAZIONE:  1972

 CASA EDITRICE: Arnoldo Mondadori

 GENERE: Romanzo

 TRAMA:

Per le antiche scale è un romanzo composto da venti racconti che narrano la storia dei pazienti di un manicomio nei pressi di Lucca, tutti affidati al dottor Anselmo. Questo medico è particolarmente sensibile all’umanità delle persone in cura, affette dalle malattie mentali più disparate, che vengono trattate come se avessero solo momentaneamente smarrito il lume della ragione.

La prima parte del romanzo, intitolata “Dentro la cerchia delle mura”, è un lungo flashback con il quale Tobino ci narra la storia del dottor Bonaccorsi, un brillante dottore che lavorava nel manicomio prima dell’arrivo di Anselmo e che suscita la curiosità del nuovo arrivato. Conclusa questa parte, ogni capitolo successivo del romanzo coincide con la storia di uno dei pazienti, che finiscono sempre per stupire il dottor Anselmo e per insegnargli nuove lezioni sulla vita, sull’amore, sull’affetto e sui sentimenti in generale.

Riassunto dei venti racconti:

1)      Dentro la cerchia delle mura. Anselmo ripercorre la storia del suo predecessore, il dottor Bonaccorsi, attraverso i racconti e le testimonianze dei medici e degli infermieri che l’hanno conosciuto (in particolare quelle del portiere D’Inzeo e del tecnico di laboratorio Achille, che ha lavorato a stretto contatto con Bonaccorsi). Anselmo viene così  a conoscenza delle dinamiche presenti in manicomio prima del suo arrivo: il Bonaccorsi aveva dedicato tutta la vita al suo lavoro da psichiatra   e s’era sempre dimostrato disponibile nei confronti di malati ed infermieri; la sua generosità lo spingeva perfino a  regalare i suoi lavori scientifici ai giovani medici che richiedevano il suo parere , tuttavia  Anselmo viene a sapere  che questa generosità era in realtà il frutto di un abbaglio che era costato al Bonaccorsi  la sua credibilità in campo psichiatrico (lui e la sua equipe avevano infatti dichiarato di aver trovato la causa della schizofrenia, in realtà  si trattava semplicemente di un banalissimo errore avvenuto durante la fase di sperimentazione).

2)      Uno strumento della voce umana. Anselmo viene attirato dal suono: il Meschi, uno schizofrenico, sta suonando il sassofono; lo psichiatra rimane perplesso quando si rende conto che l’unico mezzo attraverso il quale quell’uomo riesce ad esprimersi chiaramente è la musica (quando parla le sua parole sembrano infatti senza senso e prive di un legame logico).

3)      Una suora bestemmia. In questo racconto viene presentata la storia di Fulgenzia , una suora che è divisa tra la sua devozione a Dio e un irrefrenabile ed incomprensibile impulso che la spinge a pronunciare quelle stesse bestemmie che era costretta a sentire ogni giorno nell’ospedale in cui prestava servizio (e per cui lei chiedeva perdono nonostante fossero altri a pronunciarle); Fulgenzia si sente quindi divisa in due persone in costante lotta tra loro sui cui non riesce ad imporsi.

4)      Cherubino è innamorato. In seguito all’avvento degli psicofarmaci il manicomio diventa una realtà sempre più aperta al mondo esterno e i pazienti acquistano sempre più libertà: un esempio è quello di Cherubino, un malato a cui viene assegnato il compito di portiere.  La Celoni, un’infermiera, si prende cura di Cherubino come fosse suo figlio; il giovane ha infatti bisogno di continue attenzioni, poiché ha molte difficoltà di apprendimento. Si crea  così tra i due un legame molto profondo ( Cherubino arriva a provare per la donna qualcosa di molto simile all’amore).

5)      La sposa del diavolo. Una delle pazienti, la Bitossi, si brucia i palmi delle mani premendoli contro il termosifone; durante un colloquio con Anselmo confessa che sperava, con questo gesto, di allontanare il diavolo e purificarsi: da anni è infatti assillata dal Diavolo da cui non riesce a liberarsi in nessun altro modo

6)      Davvero Anselmo è vicino alla verità? Anselmo pensa di essere finalmente arrivato alla verità: gli schizofrenici non si esprimono attraverso le parole, ma per mezzo di un timbro di voce speciale posseduto soltanto dai pazienti affetti da questa patologia e che trasmette, a chiunque sia in grado di percepirlo, una richiesta di aiuto. Lo psichiatra si rende  conto, dopo una breve conversazione con una paziente (Lucia Pedretto), che quel timbro segreto  è per lui incomprensibile: quelle donne si esprimono in un modo che noi non riusciamo a cogliere  poiché  è completamente diverso dal nostro.

7)      La sottana rossa. Il direttore del manicomio e la sua famiglia decidono di trasferirsi: avevano vissuto fino a quel momento tra le mura del manicomio, ma il bisogno di contatto con il mondo esterno li spinge ad allontanarsi da quel mondo isolato per riprender parte alla vita cittadina. Il manicomio, in seguito alle ultime leggi, è ormai un luogo libero dove i pazienti possono aggirarsi tranquillamente tra i reparti e persino uscire dalle mura; per questo quando inizia  il trasloco alcuni dei pazienti aiutano la famiglia nei preparativi e tra questi si distingue il Solera (un giovane considerato “ritardato “)  che si dimostra come sempre molto servizievole. Si verifica tuttavia uno spiacevole incidente: quando la signora torna a casa per prendere alcuni oggetti si trova davanti il Solera con addosso una delle sue vestaglie (i malati avevano infatti accesso a tutte le stanze del complesso manicomiale);  il giovane viene quindi messo nel reparto di Vigilanza, ovvero  “il reparto chiuso” dove i malati che avevano compiuto delle azioni insolite venivano osservati.

8)      Anselmo ha paura e si sbaglia. Il manicomio non è più un luogo di costrizione, i malati sono infatti liberi di muoversi sia all’interno che all’esterno delle mura a proprio piacimento; tuttavia questo comporta una mancanza di vigilanza, ed è proprio sfruttando la mancanza di controllo che la Sercambi tenta di allontanarsi più volte dal perimetro manicomiale. La donna soffre di allucinazioni, proprio per questo si era addentrata fino all’ingresso del manicomio dove era convinta di aver visto divampare un incendio; Anselmo tenta  quindi di convincerla che quelle che la tormentano sono allucinazioni e per la sua sicurezza è meglio che rimanga all’interno del manicomio: essa è infatti una “coatta”, non è quindi libera di circolare  e deve essere trasferita (almeno per un breve periodo) in un reparto “chiuso” poiché potrebbe essere pericolosa per sé e per gli altri. Nel reparto chiuso si crea tra la Sercambi e un’altra giovane paziente (l’ Ernestina) un legame molto profondo, la Sercambi si prende infatti cura della ragazza come fosse sua figlia.

9)      I Bambini perversi. Arriva al manicomio una nuova paziente che, durante un colloquio con Anselmo, rivela al medico la conclusione a cui  è arrivata in seguito ad un sogno (nel quale aveva una rapporto intimo con lo zio), ovvero che la purezza non esiste; tutti sono infatti simulatori e imbroglioni e lei ne ha avuto la riprova, ha infatti “visto” dove è nata la corruzione: sono stati i bambini a corrompere Gesù. Anselmo si ritrova a riflettere involontariamente su questa assurda e delirante supposizione.

10)   Confessione. Un orologio da tavolo scompare dalla mensola della camera di Anselmo: la notizia si diffonde in manicomio e la colpa ricade sul portiere in quanto è tra i pochi ad aver accesso alla camera dello psichiatra. Anselmo si accorge poco più tardi che l’orologio in realtà non è stato rubato, è stato infatti il medico stesso ad aver appoggiato sopra il prezioso cimelio alcuni giornali ed averlo poi dimenticato.

11)   Negazione e immortalità. Viene ricoverato in manicomio un Federale con un delirio di negazione: l’uomo afferma infatti che non solo il Duce non esiste, ma il mondo stesso è inesistente e vuoto. L’uomo non possiede più alcun concetto: gli oggetti che lo circondano in realtà non esistono ed è per questo costretto a vivere in un mondo senza alcun senso e senza apparenti scopi; poiché vive nel nulla e nulla può quindi influenzarlo l’uomo si convince di essere immortale . Il Federale rimane ucciso, alcuni mesi dopo, in un bombardamento inglese che colpisce il manicomio.

12)   L’Appassionante problema. Due carabinieri scortano in manicomio Idelfonso, un vecchio paziente del dottor Anselmo; l’uomo è  un gigante innocuo il cui solo vizio è quello di bere un po’ troppo e ciò lo  porta spesso ad avere comportamenti inadeguati o esagerati. Idelfonso è spinto a bere da una domanda che lo assilla da tutta la vita ovvero se sia meglio il vino bianco quello rosso.

13)   Come Anselmo spesso passa le serate. Anselmo trascorre molte delle tue serate al bar degli ammalati, il circolo sociale è infatti gestito da veterani che come lui hanno preso parte alla guerra in Libia e con cui il medico s’intrattiene a parlare dei più disparati argomenti eccetto la guerra.

14)   Di nuovo barbagli di supposte verità. Durante i primi anni passati in manicomio Anselmo era arrivato alla conclusione che le psicosi affettive, tra cui la cosiddetta “sindrome depressiva”, non esistono, poiché sono una conseguenza della malattia mentale. In seguito all’incontro con Alfonsa, una paziente con delirio di colpa e dannazione, Anselmo si rende conto dei propri errori giovanili scaturiti dalla convinzione che la sindrome depressiva non avesse niente a che fare con la tristezza.

15)   Qualche notizia sul nuovo re. Anselmo rievoca una vecchia tradizione toscana, ovvero quella di fare una processione fermandosi a bere e mangiare in compagnia nelle diverse osterie o abitazioni che s’incontrano sulla propria strada  per celebrare la bellezza e la ricchezza del proprio territorio.

16)   Don Giovanni Senatore. Anselmo racconta la storia del “senatore”uno dei suoi pazienti che, dopo aver preso parte ad un comizio elettorale in piazza a Firenze, si convince di essere un “senatore” .

17)   Anselmo torna in ospedale dopo una malattia. Dopo sette mesi di assenza dal manicomio a causa di una malattia Anselmo torna al lavoro e si deve subito di occupare di una paziente che non reagisce ad alcuno stimolo e si rifiuta di mangiare.

18)   18)Sua maestà la Grimalda. Anselmo viene affidato al reparto “Osservazione”, qui rincontra una sua vecchia pazzamente: la Grimalda. La donna è stata affidata al manicomio dalla sua famiglia, stanca di dover sopportare le sue fissazioni e la sua accidia; la Grimalda passa infatti le sue giornate a letto ed ha bisogno di una cameriera personale che la famiglia non può più permettersi.

19)   La generosa ricompensa. Nessuno si ricorda di preciso le ragioni per cui è stata ricoverata, fatto sta che la Guelfi da più di quarant’anni passa tutta la giornata a lavorare nella cucina del manicomio senza ricevere alcun compenso; quando la Guelfi muore il suo corpo viene donato alla sala anatomica di un’università e Anselmo non può fare altro che considerare questo destino un’amara ed ingiusta  ricompensa per il  duro lavoro della donna.

20)   Addio a un marinaio. Il Bongi non è un comune malato: è un marinaio che ha viaggiato per tutto il mondo e che ora, rinchiuso tra le mura del manicomio, non può far altro che rifugiarsi nei  ricordi ti terre lontane ed avventure incredibili , che riesce  però a raccontare solo con frasi sconnesse e senza un apparente senso logico.

 

PERSONAGGI:

–          Il dottor Anselmo: è l’unico personaggio ricorrente del romanzo, in cui si può identificare lo stesso Tobino. Anselmo è uno psichiatra che lavora e vive una vita ristretta nel manicomio (“abitava in manicomio. Mangiava nella mensa; aveva una stanza. Lo stipendio era ristretto. Tutto era ristretto”) dove trova, nella vecchia generazione di medici, una fratellanza e un rifugio di cui ha bisogno, poiché scappato da un’Italia fascista. Egli si occupa dei pazienti con grande umanità, senza discriminarli e senza perdere la speranza che tutti loro, un giorno, potranno riacquistare la ragione e un posto nel “mondo di fuori”, cioè nella società al di fuori del manicomio. È anche umile, pronto a riconoscere i suoi errori; caratteristica la sua ammissione “ho rotto un’armonia” dopo aver separato due malate unite fra di loro quasi come mamma e figlia. Altra vicenda da cui emerge la sua umiltà è l’episodio dell’orologio nel capitolo “Confessione”. Il dottore è un uomo volenteroso di migliorarsi, cosa dimostrata dalle sue continue teorie, ma allo stesso tempo pieno di insicurezze, date sia dalla sua incapacità di comprendere a pieno una malattia, sia dal suo disorientamento dovuto all’apertura, sempre più ampia, dei manicomi. Ammira la figura del dottor Bonaccorsi, della quale ha imparato tutte le vicende dai vari impiegati del centro, specialmente da Achille, e che fa rivivere per tutto il romanzo.

–          Il dottor Bonaccorsi: è l’altro protagonista del romanzo, seppur in modo indiretto; difatti, è una leggenda nell’ospedale e con il suo addio, si concluderà un’epoca. Il primo capitolo del libro, che è anche il più ampio, è interamente dedicato a lui. Bonaccorsi un medico psichiatra che risiedeva in manicomio prima dell’arrivo di Anselmo. Si tratta dell’unico personaggio descritto nel libro – escluso Anselmo – a non essere un paziente. Viene descritto come un medico estremamente intelligente e altruista, che spesso reclutava infermieri e lavoratori del manicomio fra i giovani contadini delle campagne che circondavano Lucca e offriva aiuti gratuiti agli universitari che aspiravano a diventare medici. Bonaccorsi, dopo aver assunto una fama notevole fra gli psichiatri d’Italia e d’Europa, abbandonerà la vita pubblica per ritirarsi nella villa della sua famiglia insieme alla sorella, dopo aver commesso un errore clamoroso relativo alla scoperta di un gene che avrebbe dovuto causare la schizofrenia. 

–          I pazienti del manicomio: gli ospiti del manicomio sono i veri protagonisti del romanzo, in quanto sono le loro storie che permettono ad Anselmo – e al lettore – di pensare a come essere “pazzi” non significhi non provare gioie, dolori, bisogno d’affetto, rabbia, paura, ma di come piuttosto questi sentimenti vengano espressi in maniera diversa e spesso difficile da comprendere.

 

AMBIENTAZIONE

Tutte le vicende si sviluppano principalmente all’interno del manicomio di Maggiano (una piccola cittadina immersa nelle campagne lucchesi) che l’autore rinomina “Magliano”. Questa struttura un tempo era stato un castello e poi un monastero.

Non vi è continuità temporale fra i vari racconti, che si snodano su tutto il periodo in cui Anselmo vi ha lavorato, cioè dagli anni Trenta fino agli anni Settanta. Il romanzo è anche ambientato nell’epoca dei grandi rinnovamenti in campo psichiatrico, caratterizzato dalla scoperta degli psicofarmaci e dalla liberazione del malati verso la fine del libro.

 

TEMATICHE PRINCIPALI:

–          La follia, essendo il romanzo ambientato in un manicomio, è il tema principale di tutti i racconti, che ci permettono di riflettere sulle condizioni e sulle conseguenze che la pazzia può avere sulle vite di chi soffre di una malattia mentale e su quelle di chi li circonda. Tematica inerente alla follia è anche la sdrammatizzazione di essa, percepita dal dottor Anselmo. La follia è prodotta dalla società e si tende a “dichiararla non pericolosa, affermare che non esiste; e non vogliono riconoscere neppure quando tragicamente si presenta. E se delle volte la pazzia li colpisce proprio sul muso, che è impossibile dire di no, allora ripiegano sulla società, incolpano questa, che è malformata, la società, la profonda causa delle malattie mentali.”. Questo suo disappunto è dato principalmente dal suo disorientamento. Egli inizia a sentirsi superato poiché parte di un universo chiuso, quello del manicomio, che pian piano si apre: prima con la sparizione delle sbarre, in seguito con la possibilità per i malati di allontanarsi, infine con la possibilità di tornare dagli uomini.

–          Una tematica fondamentale del romanzo è l’umanità che continua ad essere riconoscibile nei pazienti, in maniera più o meno ovvia e facilmente osservabile, ma anche nei medici che li hanno in cura; questi infatti non trattano mai le persone affette da malattie mentali come subumani, ma si prendono cura di loro con attenzione e arrivano ad utilizzare metodi drastici solo se necessario.

–          Un altro punto su cui insiste Tobino sono le conseguenze della legge Basaglia: lui è stato infatti testimone di episodi spiacevoli e potenzialmente pericolosi che si sono verificati da quando il manicomio è diventato una struttura “aperta” (i pazienti potevano infatti addirittura uscire dalle mura) e senza la sorveglianza necessaria. L’autore si sofferma inoltre a riflettere sui “moderni psicofarmaci” e gli effetti che hanno sui malati.

–          Importante anche il continuo tentativo di miglioramento, di interpretazione della malattia da parte soprattutto di Anselmo durante tutta la vicenda. Egli è infatti spesso vicinissimo alla comprensione della malattia mentale, alla “chiave dell’enigma”. Dopo anni, ad esempio, si è accorto che nelle voci delle schizofreniche vi sono timbri diversi e, studiando la “domanda di aiuto nel deserto”, si può valutare il grado di funzionalità della mente, a seconda della natura opaca o acuta del timbro. Tuttavia, dopo non aver capito il significato delle parole di una malata, dice di “illudersi spesso di sfiorare la verità. Per poi ritrovarsi di nuovo nel buio, e ancora buio”.

 

COMMENTO PERSONALE: 

Per le antiche scale è un romanzo interessante ed intrigante e Tobino riesce ad affascinare il lettore con i suoi racconti. Il registro lessicale è medio e facilmente comprensibile e anche la lettura procede abbastanza speditamente. Tematiche complesse come quelle affrontate nel romanzo vengono trattate da Tobino con chiarezza e delicatezza e l’autore riesce a trasmettere a chi legge le sensazioni e le angosce di Anselmo, mantenendo alto l’interesse del lettore fino alla fine di ogni capitolo e facendo così conoscere al lettore un mondo che appare solitamente lontano e difficile da capire.

Questo testo è consigliabile a chiunque, in quanto uno dei romanzi più toccanti, commoventi e delicati mai scritti sulla malattia mentale.

 

MATERIALE DALLA RETE:

http://www.lankelot.eu/letteratura/tobino-mario-per-le-antiche-scale.html

http://www.sololibri.net/Per-le-antiche-scale-Mario-Tobino.html

 

PARAGONE CON IL FILM DI BOLOGNINI:

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Il regista Mario Bolognini s’è ispirato al libro di Tobino per la realizzazione dell’omonimo film uscito nel 1975 con la colonna sonora di Ennio Morricone.

Il film di Bolognini si concentra interamente sul primo capitolo del romanzo di Tobino, attingendo però dai capitoli successivi per quanto riguarda i personaggi, ripropone infatti alcuni dei malati descritti da Tobino aggiungendo dettagli e peculiarità del tutto nuovi.

Il protagonista indiscusso del film è il Dottor Bonaccorsi, interpretato da Marcello Mastroianni, che diventa nella trasposizione cinematografica un uomo senza scrupoli e mosso dai propri interessi, in sostanza molto diverso dallo psichiatra descritto da Tobino come una persona brillante ed altruista. Il Bonaccorsi di Tobino resta in manicomio al fianco dei suoi malati finché le forze glielo permettono ed anche quando ormai anziano è costretto ad andarsene  continua ad aspettare con impazienza le notizie che riguardano l’ambiente manicomiale; mentre  il Bonaccorsi di Bolognini abbandona il manicomio quando l’assistente Bianca  lo mette davanti a quella verità che  aveva cercato in tutti i modi di nascondere anche a se stesso, ovvero che non era l’amore e l’interesse per i suoi pazienti a trattenerlo in quel luogo isolato dal resto del mondo, ma piuttosto la paura  di essere pazzo come loro e come la sorella, ricoverata nel reparto delle Agitate. Proprio da questa paura  nasce la sua ostinazione  che lo porta a commettere errori grossolani pur di  dimostrare la propria normalità e l’esistenza di  una componente genetica  responsabile della pazzia.

Un personaggio non presente nel romanzo e che assume invece un ruolo centrale nel film è la Dottoressa Anna Bersani (interpretata da Francoise Fabian) che si reca a Magliano per affiancare il Dottor Bonaccorsi; lavorando a stretto contatto con il Dottore, la donna viene a conoscenza di alcuni comportamenti inappropriati ed immorali che lo psichiatra ha sia nei confronti dei pazienti che in quelli dei colleghi, ed è inoltre la prima a comprendere la vera natura  di Bonaccorsi ed il dubbio che l’assilla.

Per quanto riguarda i pazienti ritroviamo alcuni dei personaggi di Tobino tra cui il federale con delirio di negazione, il Meschi che riesce ad esprimersi soltanto attraverso la musica e la suora convinta che siano stati i bambini a corrompere Gesù.

Un’altra differenza sostanziale è la componente erotica molto presente nel film dove assume un’importanza quasi  centrale, che è invece poco enfatizzata nel libro se non quasi del tutto assente.