Chi è Carlo Sgorlon?
Chi è Carlo Sgorlon? Che cosa ha scritto?
Puoi trovare la tua risposta nel sito a lui dedicato www.sgorlon.it
Qui di seguito trovi gli abstract dei libri di Sgorlon non presentati nel sito:
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IL COSTRUTTORE
Francesco Falconara, un giovane siciliano energico e ingegnoso, alla fine degli anni Cinquanta abbandona la sua isola, dove ogni cosa langua e marcisce e nulla sembra arrivare a compimento, per cercare fortuna nel Nordest. Un istinto fortissimo lo domina, quello di diventare un costruttore. Dopo aver utilizzato per breve stagione una laurea in legge, conseguita controvoglia, per insegnare nelle scuole, sposa la figlia di un imprenditore, Giuditta, una creatura fresca e spontanea, devotissima al marito, con una vocazione tutta ebraica per la famiglia, la parsimonia e la saggezza del vivere. Francesco riesce a realizzare il suo sogno, edificando grandi manufatti e accumulando ricchezze. Ma i tempi mutano rapidamente. Si comincia a intuire che il progresso ha dei limiti, confini che non possono essere superati senza grave pericolo degli equilibri naturali. Il grande costruttore, che ha dovuto accettare tutti i compromessi dell’affarismo e i ricatti della politica, entra progressivamente in crisi e la sua personalità si spacca, perchè non crede più allo sviluppo né all’avvento del Paese della Cuccagna, ma non può nemmeno uscire dal solco che si è tracciato da solo, e che ormai è diventato per lui un destino. L’antica mentalità contadina, magica e fantasiosa, ma non priva di valori che andrebbero recuperati, riprende lena e sostanza in Francesco. I figli, Daniele e Luciano, legati a culture molto diverse, si allontanano progressivamente da lui.
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LA FOIBA GRANDE
Le tragiche vicende vissute dai popoli della ex Jugoslavia sul finire del Novecento richiamano alla memoria la tragedia che travolse gli italiani d’Istria durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale. Una pagina oscura della storia che Carlo Sgorlon riporta alla luce narrando le vicende di Benedetto e della gente di Umizza. Un dramma umano, familiare, corale, in cui l’odio cancella l’amicizia, la paura annulla la fiducia. E’ l’incubo della morte nelle buie profondità delle foibe, il dramma dell’esilio forzato da una terra amatissima. Tra leggenda e verità, un romanzo indimenticabile, un omaggio forte e struggente ai morti e ai sopravvissuti di una guerra dimenticata.
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LA POLTRONA
La solitudine in un paesino di provincia opprime Giacomo Cojaniz, insegnante di lettere alla ricerca di una svolta esistenziale: si propone di realizzare un importante progetto tramite il quale uscire dalla mediocrità della propria esistenza. Una serie di incidenti, veri o inconsciamente provocati, impedisce e rimanda continuamente l’inizio del progetto. Tra gli “escogitati” la mancanza di una poltrona confortevole su cui rilassarsi e ispirarsi. Cronaca di una nevrosi, La poltrona è concepito in totale omologia al suo tema: la narrazione segue le intermittenze, le ossessioni, le fratture le ansie e le incostanze del protagonista, in una struttura sintattica sbriciolata che, lontana dai percorsi creativi tradizionali di Sgorlon, è comunque essenziale per la comprensione del suo itinerario di scrittore.
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IL GUARITORE
Ha in tasca pochi spiccioli e un indirizzo che subito si rivela inutile. Così Raffaele, appena sceso dal treno del Sud, si ritrova solo in una piccola città veneta. Lo aiuterà Raul, un architetto tanto generoso quanto idealista, che lo accoglie fraternamente nella sua casa. Non sa che Raffaele possiede il dono più grande e misterioso di restituire la salute…A una storia che ha la rara bellezza della semplicità Carlo Sgorlon affida un messaggio di saggezza antica e profonda. Un invito a sperare. Un romanzo che rimane impresso nel cuore e nella memoria.
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IL VELO DI MAYA
Jacopo d’Artegna è un musicista geniale che prova sulla propria pelle, attraverso una serie di avventure felici e infelici, tutte le combinazioni che derivano dal rapporto tra pensiero, musica ed eros. Nella sua vita fortuna e sfortuna si inseguono incessantemente, come se una presenza demoniaca combattesse con una benefica forza riparatrice. Jacopo sperimenta la musica in mille forme, da quelle folkloriche a quelle attuali, dal rock alla grande sinfonia. Il suo desiderio è di rimanere sempre vicino alle origini popolari della musica, rinunciando a ogni intellettualismo e rinunciando addirittura alla propria identità d’artista. Per questo fa circolare come anonime le sue creazioni. In realtà è la musica che lo incalza e lo circonda, esattamente come l’aria che respira. E la musica è in effetti aria, aria che vibra, incarnandosi però nel corpo di alcune straordinarie figure femminili. Sgorlon ha così riscritto, a modo suo, ambientandolo nei suoi luoghi, un nuovo Doctor Faustus, nel quale la musica è lo strumento di una nuova e antichissima conoscenza che passa insieme per i sensi e per la mente, ricomponendo l’unità del tormentato uomo moderno.
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IL VENTO NEL VIGNETO
Nel Friuli degli anni Sessanta, un ergastolano, graziato dopo ventisette anni di galera, fa ritorno ai luoghi in cui è nato e cresciuto. Le cose, però, sono cambiate profondamente e il mondo di un tempo, quel mondo rimpianto e desiderato durante la prigionia, ormai non esiste più. Eppure, l’ex ergastolano Eliseo Bastianutti ha imparato a farsi bastare il poco che gli capita in sorte. Abituato alla rinuncia e alla solitudine, egli ormai guarda alle cose da lontano, senza per questo negarsi ai brevi momenti di dolcezza che la vita è ancora disposta a regalargli. Il vento nel vigneto rappresenta il significativo esordio letterario nel novero dei classici della migliore letteratura “regionalista” italiana, il cui autore, Carlo Sgorlon è considerato uno fra i più importanti e anticonvenzionali scrittori del secondo Novecento.
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LA CARROZZA DI RAME
La casa dei De Odorico è un casale ma anche una fortezza, un luogo mitico che ci appare fin dalle prime pagine, sotto le luci sferzanti di un’aurora boreale, oltre le sagome sinistre dei Sette Massi. E’ la notte in cui Alain si perde con la carrozza di rame, subito dopo le nozze con la dolcissima Valentina. Nessuno saprà mai dov’è scomparso. Ma dal suo breve incontro con la sposa nascerà il grande protagonista del romanzo: Emilio. E intorno a lui, da quella cupa notte di pieno Ottocento, colma di presagi, fiotterà nelle pagine sempre dense e avvincenti di questo straordinario racconto, uno stuolo di fatti e personaggi memorabili. Dentro quel casale, tra alluvioni e annate d’oro, tragiche siccità e trombe d’aria, scorre l’esistenza di nonno Raffaele che nel ’66 disertò le file austriache e inutilmente attese poi il riconoscimento del Re d’Italia. Sei generazioni di un’unica famiglia più forte di qualsiasi avversità, più forte del cataclisma che abbatterà il casale, dopo secoli, trascinando nella furibonda distruzione l’intero Friuli.
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LA LUNA COLOR AMETISTA
Nella vita, quieta e arcaica, di un desolato paese di montagna fa d’improvviso apparizione un giovane misterioso che sembra ignorare l’uso della parola e che ha su una tempia “una luna color ametista”, come il segno di un’origine asiatica e di un destino regale. Sfamato, protetto e curato da una piccola comunità di amici, tra i quali un costruttore di giocattoli (il narratore), un prete inquieto e uno scrittore che vive tra le nuvole, lo Sconosciuto rivela a poco a poco facoltà eccezionali sul piano fisico (sopravvivendo, ad esempio, alla propria morte) e su quello spirituale, non solo nell’apprendimento del comportamento umano, ma soprattutto nella capacità di modificarlo negli altri, contagiandoli con una energia vitale impetuosa e irresistibile; ne vengono trasformate sia le donne della sua cerchia, che scoprono nella libertà del proprio corpo anche la gioia di donarlo agli altri, sia gli amici, che assecondano le sue iniziative imprevedibili e bizzarre, fino ad una rappresentazione teatrale che coinvolge e trascina all’entusiasmo l’intero paese nella consultazione dei libri di un antico convento, per esplorare i misteri iscritti negli astri e nel cosmo. E le periodiche, inesplicabili sparizioni dello Sconosciuto, fino a quella finale, non faranno che acuire l’attesa del suo ritorno, come del ritorno alla vita. Fiaba e insieme romanzo picaresco, quadro dal vero e allegoria dell’invisibile, quest’opera di Sgorlon è un nuovo luogo, originale e suggestivo, della sua topografia del mistero.
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REGINA DI SABA
Contro i bagliori di un incendio, che brucia nella notte il sottobosco, un ragazzo di Ligolais, piccolo paese del Friuli, scorge, improvvisa e fugace, una coetanea sconosciuta. La rivede una sera, al tramonto, lungo il fiume, e da allora comincia un rapporto, enigmatico e strano, che illumina la sua esistenza solitaria, vissuta con una madre inasprita dall’abbandono del marito e una sorella precocemente delusa nei suoi sogni di donna. Gli incontri sono casuali e imprevedibili, finchè in un bosco il desiderio del ragazzo trova il suo trepidante appagamento. L’inizio della felicità coincide però con la scomparsa di lei. Da quel momento la vita del protagonista non sarà che attesa, inconsapevole e continua, di una riapparizione: e il suo mondo irreale sarà arricchito e dilatato da letture e traduzioni di opere di fantasia, nella solitudine di Lagolais. Questa fuga dal quotidiano continuerà anche quando il narratore incontrerà lei, concertista, a Trieste e ne sarà riavvinto come diciassette anni prima. Tuttavia, fra gelosia e dubbi, la felicità dei due amanti si incrina presto. Quando cercherà vanamente di staccarsene, causerà solamente la sua sparizione, nel drammantico precipitare degli eventi nel finale. E sarà esclusivamente la lotta sulle montagne, contro un nemico reale, a ricondurlo gradualmente al mondo degli uomini e ad una vita fatta di solidarietà e di partecipazione.
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LA CONTRADA
Dopo diciotto anni, duramente vissuti da emigrante in un’Alaska mitica e misteriosa, Matteo, grande principe della gioventù, riapproda nella sua estrosa contrada friulana, alla periferia d’una città percorsa da rogge e disseminata di inquietanti palazzi patrizi in disfacimento. Siamo all’epoca dei lumi a gas e delle prime, ammiratissime, automobili e, in tutta la contrada, il tempo sembra essersi fermato, come per magia. La casa-antro di Matteo, del resto, è di per sé carica di arcani e di fantasmi e lui piomba, in questo mondo grigio e sconfitto, come una vitale meteora di fuoco. Dicono che le sue valigie a soffietto, di buon cuoio, siano stipate d’oro. Certamente egli è ricco di fascino, d’inventiva, di simpatia umana, suscitatore d’affetti, malinconico e grande burattinaio. Riallaccia i rapporti con gli antichi amici artigiani: il maniscalco, il tintore, il carbonaio; è prodigo di feste e di vino, sposa una bellissima Adriana, nata ad Andoris, paese celebre per l’avvenenza delle sue donne, strappandola a un precario mestiere di sarta a domicilio. Ma su tutto questo sovraffollarsi di quadri di vita e di costumi, aleggia un‘aura di predestinazione. E’ questo un mondo che vive una sonnolenta condizione di spaesamento e di trasformazioni, il passaggio fra vecchio e nuovo, di cui i personaggi non si avvedono, ma avvertono dentro di loro con crepe di inquietudini e di insoddisfazioni: un mondo che sfocierà, progressivamente, in un finale tragico di potente saga popolare.
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IL REGNO DELL’UOMO
Basilio Arvenis è un giovanotto taciturno e pensoso, i cui stessi abiti evocano la caccia, le castagne e il vino buono. Biondo, di corporatura imponente, ha un po’ l’aspetto del contadino russo e in effetti è figlio di una profuga di Tula e conosce alla perfezione la lingua della madre. Arriva come un marziano nel mondo chiassoso del Brandis, un collegio universitario milanese, dove si intrecciano entusiasmi giovanili, passioni ideologiche, scherzi goliardici e amori fuggitivi, mentre s’accendono le avvisaglie della grande contestazione studentesca del Sessantotto. Diversamente dagli altri studenti Basilio vive in un’enigmatica sintonia non con le brevi e convulse accensioni della storia, ma con la natura e il mondo nella sua totalità. In lui matura un’artista di stampo antico, più adatto a raccontare la bellezza del mondo che le superbie dell’io. Pressochè rifiutato dalla cultura ufficiale, dominata dal mito ingombrante della rivoluzione, Basilio si fa scrittore clandestino, rinuncia alla propria identità per fingersi, con risultati fantasiosi e divertenti, il traduttore di uno scrittore russo, Vasilij Korolenko, disperso nel vortice delle purghe staliniane. Attorno a lui ruotano e agiscono personaggi di vasto spessore, ma tipici della cultura contemporanea: il giornalista Sandro, sempre attento a fiutare il vento della storia, il filosofo nichilista Trajan e Patrizia, che viene dalla civiltà contadina, ma finisce per bruciarsi nei roghi della modernità. Romanzo di ampio respiro ideologico, Basilio, con la sua vicenda originale, quasi provocatoria, rappresenta un artista di sostanza spiritualista e tolstojana, cui la Storia, se non la moda, finisce per dare ragione.
non dimentichiamo Sgorlon