Navigazione veloce

Moby Dick

in scena i ragazzi del Crespi

Si compie il nostro amato rito: una serata tiepida di maggio, la piazza strapiena di macchine, un via vai dalle porte del teatro, volantini e indicazioni date dagli ex alunni cooptati per l’occasione, vociare da dietro il sipario, un vibrare di incitamento. Poi calano le luci, è il segnale. Per una manciata di secondi è il silenzio ed ecco, splendidi, i nostri presentatori, Virginia e Edoardo. È un onore emozionante essere lì ad annunciare l’inizio dello spettacolo davanti al pubblico in attesa, anche perché sarà l’ultima volta, sono in quinta e c’è già il magone… Si apre il sipario, i mesi i giorni le ore già spese sul palco si realizzano nel capo-lavoro di stasera. 

 
E comincia la storia di un’ossessione, l’inseguimento di un fantasma della mente che c’è ma non si vede, che diventa l’ossessione collettiva di una comunità bizzarra beona e litigiosa. C’è una furba dispensiera capace di far fronte a minacciosi indigeni, un simpaticissimo cannibale pacifista in cerca di abbracci, un concentratissimo Ismaele, il  vagabondo cui Melville fa raccontare la storia epica, un improbabile prete dispensatore di litanie e perle di cinismo, il serio ufficiale Starbuck voce della coscienza che non riesce a fermare il folle piano di caccia, la ciurma fatta di tante voci che animano i siparietti; gli uomini bevono molto nella taverna e strepitano, ed ecco che i marinai diventano il coro, il nostro coro Polymnia, che ora recita anche, mentre intona il goliardico canto dell’osteria dei Carmina Burana. Strepitosi!
 
Annunciato, meglio evocato, ecco finalmente rivelarsi il capitano Achab, imponente in quel mantello dalle spalle larghe, impressionante con quella ipertrofica gamba luccicante di acciaio, ferito nel corpo e nell’anima ormai stravolta dal cieco desiderio di vendetta  sulla balena bianca. Il palco si anima di movimenti, di spostamenti, si materializza la nave fatta con i banchi (uso creativo degli arredi scolastici), tutto avviene nella baleniera e sul mare circostante: la tempesta, il lungo viaggio, l’attesa pregna di pericolose domande di senso, e infine l’avvistamento, la lotta contro il nemico, contro il male, contro la balena che inghiotte anche gli spettatori, sorpresi dal  telo bianco che avvolge la sala e che copre la nave e mangia le misere vittime mentre intonano un ultimo canto.
 
«La Balena Bianca gli nuotava davanti come la monomaniaca incarnazione di tutte quelle forze malvagie da cui certi uomini profondi si sentono rodere nell’intimo….» (trad. di Cesare Pavese)
 
Come sempre sul palco c’è la passione di voi ragazzi che sapete trovare ancora l’emozione della parola, recitata o cantata, la voglia di dire qualcosa del bello che è in voi attraverso i personaggi in cui vi calate. Grazie! Grazie a chi si è speso per offrire questa opportunità: ai registi Elisa Renaldin e Daniele Braiucca,  a Marinella Pariani che con la creatività di sempre ha mobilitato la sua affezionata 1BC, a Monica Balabio che fa crescere in perizia e simpatia il coro Polymnia. Grazie al Liceo Crespi che sa dare lo spazio giusto per valorizzare i suoi ragazzi.

Marcella Colombo 

  • Condividi questo post su Facebook